lunedì 9 marzo 2009

Flavio Lucchesi: Cammina per me, Elsie

Saggio storico o romanzo? Anche dopo averlo letto e gustato appieno, non so dire se prevalga l'uno o l'altro aspetto in questo strano libro che prende qualcosa da tutti e due i generi. Sì perché l'accurata ricostruzione storica del ricercatore è seguita dal racconto, rielaborato a partire delle memorie di Elsie, cioè Ersilia Maffina.


La storia della famiglia Maffina, originaria della Valtellina, è esemplare di quella grande ondata migratoria che partì dalla provincia di Sondrio verso l'Australia tra la fine dell'Ottocento e la metà del secolo scorso, passando dalle montagne al Bush. Il padre di Elsie, Giuseppe detto Joe, parte da Chiuro per gli USA per poi raggiungere i fratelli nella zona di Kalgoorlie nel Western Australia. Qui i Maffina lavorano duramente abbattendo alberi, finché non riescono ad acquistare una farm nel nord verso Geraldton. Ma un incendio, forse doloso, distrugge tutto, lasciando la famiglia sul lastrico.
Negli anni trenta troviamo i Maffina a Kalgoorlie. Qui la famiglia viene coinvolta nel terribile pogrom del 1934, che vede gli italiani vittime di un odio razziale scatenato nei loro confronti a causa della grande recessione di quegli anni. Anche qui le cose non vanno meglio: il Main Reef Hotel e l'Home Family Hotel vengono devastati, incendiati e distrutti dalla furia dell'odio razziale.
La terza parte del libro si colloca invece durante la seconda guerra mondiale. Nonostante Joe avesse preso la cittadinanza australiana dal 1922 e per giunta soffrisse di cuore, egli venne recluso in un campo d'internamento, come molti italiani che subirono la sorte di passare da immigrati a "stranieri nemici".

Negli anni settanta ho avuto modo di conoscere direttamente la realtà degli emigrati valtellinesi e italiani in Australia. Pur ben integrati e parte attiva della società , non sempre gli italiani erano visti bene dagli australiani, che usavano ancora nei loro confronti epiteti quali dingos. Erano anni di boom e di passaggio per l'Italia, da nazione che emigrava per sopravvivere a nazione ricca e decadente che oggi importa quella stessa manodopera a basso costo che aveva esportato per anni.

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