giovedì 13 febbraio 2014

Verga: La Lupa

Analisi del testo e riassunto: La Lupa di Giovanni Verga, da Vita dei campi, 1880.

Ritratto della protagonista (N.B. tempo principale della narrazione imperfetto, azione durativa)
Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna - e pure non era più giovane - era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano.
  Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai - di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all'altare di Santa Agrippina. Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, né a Pasqua, né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi. - Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l'anima per lei.
  Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché era figlia della Lupa, e nessuno l'avrebbe tolta in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio.

L’innamoramento (N.B. tempo principale della narrazione passato remoto)
  Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e mieteva il fieno con lei nelle chiuse del notaro; ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla pianura. Ma lui seguitava a mietere tranquillamente, col naso sui manipoli, e le diceva: - O che avete, gnà Pina? - Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il volo dei grilli, quando il sole batteva a piombo, la Lupa, affastellava manipoli su manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita, senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni, che mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando: - Che volete, gnà Pina? –
  Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell'aia, stanchi dalla lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: - Te voglio! Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. Voglio te!
-         Ed io invece voglio vostra figlia, che è zitella - rispose Nanni ridendo.
  La Lupa si cacciò le mani nei capelli, grattandosi le tempie senza dir parola, e se ne andò; né più comparve nell'aia. Ma in ottobre rivide Nanni, al tempo che cavavano l'olio, perché egli lavorava accanto alla sua casa, e lo scricchiolio del torchio non la faceva dormire tutta notte.
  - Prendi il sacco delle olive, - disse alla figliuola, - e vieni -.
  Nanni spingeva con la pala le olive sotto la macina, e gridava - Ohi! - alla mula perché non si arrestasse. - La vuoi mia figlia Maricchia? - gli domandò la gnà Pina. - Cosa gli date a vostra figlia Maricchia? - rispose Nanni. - Essa ha la roba di suo padre, e dippiù io le do la mia casa; a me mi basterà che mi lasciate un cantuccio nella cucina, per stendervi un po' di pagliericcio. - Se è così se ne può parlare a Natale - disse Nanni. Nanni era tutto unto e sudicio dell'olio e delle olive messe a fermentare, e Maricchia non lo voleva a nessun patto; ma sua madre l'afferrò pe' capelli, davanti al focolare, e le disse co' denti stretti: - Se non lo pigli, ti ammazzo! –

Seduzione e scandalo (N.B. tempo principale della narrazione imperfetto, azione durativa o iterata)
  La Lupa era quasi malata, e la gente andava dicendo che il diavolo quando invecchia si fa eremita. Non andava più di qua e di là; non si metteva più sull'uscio, con quegli occhi da spiritata. Suo genero, quando ella glieli piantava in faccia, quegli occhi, si metteva a ridere, e cavava fuori l'abitino della Madonna per segnarsi. Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi, a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo, a sarchiare, a zappare, a governare le bestie, a potare le viti, fosse stato greco e levante di gennaio, oppure scirocco di agosto, allorquando i muli lasciavano cader la testa penzoloni, e gli uomini dormivano bocconi a ridosso del muro a tramontana. In quell'ora fra vespero e nona, in cui non ne va in volta femmina buona, la gnà Pina era la sola anima viva che si vedesse errare per la campagna, sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie riarse dei campi immensi, che si perdevano nell'afa, lontan lontano, verso l'Etna nebbioso, dove il cielo si aggravava sull'orizzonte.
-                 Svegliati! - disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto alla siepe polverosa, col capo fra le braccia. - Svegliati, ché ti ho portato il vino per rinfrescarti la gola -.
  Nanni spalancò gli occhi imbambolati, tra veglia e sonno, trovandosela dinanzi ritta, pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese brancolando le mani.
  - No! non ne va in volta femmina buona nell'ora fra vespero e nona! - singhiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro l'erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle unghie nei capelli. - Andatevene! andatevene! non ci venite più nell'aia! -
  Ella se ne andava infatti, la Lupa, riannodando le trecce superbe, guardando fisso dinanzi ai suoi passi nelle stoppie calde, cogli occhi neri come il carbone.
  Ma nell'aia ci tornò delle altre volte, e Nanni non le disse nulla. Quando tardava a venire anzi, nell'ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla viottola bianca e deserta, col sudore sulla fronte - e dopo si cacciava le mani nei capelli, e le ripeteva ogni volta: - Andatevene! andatevene! Non ci tornate più nell'aia! –
  Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli occhi ardenti di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch'essa, allorché la vedeva tornare da' campi pallida e muta ogni volta. - Scellerata! - le diceva. - Mamma scellerata!
  - Taci!
  - Ladra! ladra!
  - Taci!
  - Andrò dal brigadiere, andrò!
  - Vacci!
  E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare una lagrima, come una pazza, perché adesso l'amava anche lei quel marito che le avevano dato per forza, unto e sudicio delle olive messe a fermentare.
  Il brigadiere fece chiamare Nanni; lo minacciò sin della galera e della forca. Nanni si diede a singhiozzare ed a strapparsi i capelli; non negò nulla, non tentò di scolparsi. - È la tentazione! - diceva; - è la tentazione dell'inferno! - Si buttò ai piedi del brigadiere supplicandolo di mandarlo in galera.
  - Per carità, signor brigadiere, levatemi da questo inferno! Fatemi ammazzare, mandatemi in prigione! non me la lasciate veder più, mai! mai!
  - No! - rispose invece la Lupa al brigadiere - Io mi son riserbato un cantuccio della cucina per dormirvi, quando gli ho data la mia casa in dote. La casa è mia; non voglio andarmene.

Amore e Morte (N.B. tempo principale della narrazione passato remoto)
  Poco dopo, Nanni s'ebbe nel petto un calcio dal mulo, e fu per morire; ma il parroco ricusò di portargli il Signore se la Lupa non usciva di casa. La Lupa se ne andò, e suo genero allora si poté preparare ad andarsene anche lui da buon cristiano; si confessò e comunicò con tali segni di pentimento e di contrizione che tutti i vicini e i curiosi piangevano davanti al letto del moribondo. E meglio sarebbe stato per lui che fosse morto in quel giorno, prima che il diavolo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi nell'anima e nel corpo quando fu guarito. - Lasciatemi stare! - diceva alla Lupa - Per carità, lasciatemi in pace! Io ho visto la morte cogli occhi! La povera Maricchia non fa che disperarsi. Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo è meglio per voi e per me... -
  Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa, che quando gli si ficcavano ne' suoi gli facevano perdere l'anima ed il corpo. Non sapeva più che fare per svincolarsi dall'incantesimo. Pagò delle messe alle anime del Purgatorio, e andò a chiedere aiuto al parroco e al brigadiere. A Pasqua andò a confessarsi, e fece pubblicamente sei palmi di lingua a strasciconi sui ciottoli del sacrato innanzi alla chiesa, in penitenza - e poi, come la Lupa tornava a tentarlo:
  - Sentite! - le disse, - non ci venite più nell'aia, perché se tornate a cercarmi, com'è vero Iddio, vi ammazzo!
  - Ammazzami, - rispose la Lupa, - ché non me ne importa; ma senza di te non voglio starci -.
  Ei come la scorse da lontano, in mezzo a' seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e andò a staccare la scure dall'olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. - Ah! malanno all'anima vostra! - balbettò Nanni.
Questa novella fu inclusa nella raccolta vita dei Campi e pubblicata nel 1880. Racconta l’irresistibile fascino di una contadina assatanata e divoratrice di uomini

1.      Comprensione complessiva
Dopo un’attenta lettura, riassumi in non più di 10 righe (150 parole) il contenuto della novella.
Riassunto: La gnà Pina era una donna molto sensuale, di una bellezza prepotente che attirava i maschi, ed era l’incubo delle donne del paese dalle quali era stata soprannominata la Lupa, per la sua selvatichezza e l’insaziabile fame di uomini.
Ma anch’ella un giorno si innamorò di Nanni, un giovane contadino che non la ricambiava. Alla sua dichiarazione d’amore, il giovane ribatté che voleva sposare invece sua figlia Maricchia. E così fu.
La Lupa si era riservata un cantuccio nella casa coniugale, ma non desisteva dal provocare il genero, sia in casa che mentre lavorava in campagna, finché il giovane cedette. Maricchia reagì andando a denunciare l’incesto alle autorità, che però non poterono intervenire.
Solo quando Nanni fu sul punto di morire, a causa di un incidente sul lavoro, la Lupa lasciò la casa. Ma una volta guarito, la suocera, incapace di stare senza di lui, riprese a tentarlo ponendolo di fronte all’alternativa di possederla o ammazzarla. [156]
 
2.    Analisi e interpretazione del testo
2.1 Suddividi la novella nelle sue principali sequenze narrative ed assegna a ciascuna un titolo. (vedi testo)

2.2 Come viene descritta la Lupa? Quali elementi concorrono a farne un personaggio “primitivo”?
La Lupa viene descritta come una donna non più giovane ma con una fortissima carica sensuale, che non si relaziona con gli altri abitanti del villaggio, se non per il fatto che ne attrae sessualmente tutti gli uomini. È pure una lavoratrice instancabile che in campagna fatica meglio e più di un uomo. È un personaggio primitivo in virtù della sua sensualità ostentata ed esibita che obbedisce esclusivamente all’istinto senza accettare i compromessi imposti dalla convivenza civile.

2.3 Quali funzioni assumono, rispetto alla Lupa, gli altri due personaggi, la figlia Maricchia e Nanni?
Maricchia e Nanni sono entrambi antagonisti e vittime della Lupa. Entrambi cercano, senza successo, di ribellarsi.

2.4 Quali caratteristiche presenta il paesaggio che fa da sfondo alla vicenda?
Il paesaggio descritto viene raffigurato nei suoi elementi più estremi: l’afa d’agosto o il grecale di gennaio. Vi è una sorta di corrispondenza tra il paesaggio assolato e riarso e l’implacabile sete di uomini della protagonista. Vedi anche la corrispondenza anima-paesaggio tipica della narrativa verghiana.

2.5 Rintraccia nel testo i punti in cui emerge la voce del narratore popolare.
La descrizione iniziale della Lupa è filtrata attraverso gli occhi popolari del paese, attraverso l’artificio della regressione. La Lupa viene descritta tramite un proverbio popolare sia appena dopo il matrimonio, che dalle parole del genero dopo il primo amplesso. Infine emerge quando auspica la morte di Nanni dopo il calcio del mulo.

2.6 La Lupa è giudicata come un essere infernale: trova nel testo le espressioni e i passi che evidenziano tale aspetto.

2.7 Analizza il finale della novella. Che caratteristiche ha?
Si tratta di un finale aperto, lasciato abilmente in sospeso. Nanni “balbetta” quindi non si capisce se desiste dall’ammazzare la suocera cedendo al suo fascino erotico, oppure se esiti un attimo prima di ucciderla. Ugualmente la maledizione che le rivolge può essere un segno di resa, ma anche un’invettiva che le lancia assieme alla scure con cui la colpisce.

3.      Interpretazione complessiva e approfondimenti
Quale concezione del mondo campagnolo emerge dalla novella? Si tratta di una visione tradizionale o innovativa? Sviluppa le tue considerazioni facendo riferimento anche ad altre novelle di Verga.

La visione del mondo campagnolo che emerge da questa e da altre novelle di Verga, come L’amante di Gramigna, Cavalleria rusticana, o La roba è quanto di più distante dalla visione pastorale ed arcadica della tradizione classica e rinascimentale. La campagna siciliana, bruciata dal sole estivo e battuta dai gelidi venti invernali, fa da sfondo a passioni primordiali: la pulsione erotica della Lupa o di Peppa, oppure l’accumulazione di ricchezze di Mazzarò. Non più quindi locus amouenus in cui ritirarsi per un meritato otium, ma terra di fatica, sudore e passioni estreme. In alcuni passi di Verga vi è infatti una forte componente simbolica che sottolinea la consonanza fra anima e paesaggio. Se ad esempio nel passo dei Malavoglia in cui Alfio e Mena si parlano, le stelle ammiccano forte sottolineando la purezza della loro passione, in questa novella un paesaggio arso e desolato fa da sfondo ad una passione istintiva e primordiale. La fame di uomini della Lupa travalica non solo le convenienze sociali, ma pure le relazioni familiari giungendo fino all’incesto. Del resto in Verga le relazioni familiari sono ridotte a pura convenienza o calcolo economico (Rosso Malpelo, Malavoglia). Non c’è spazio per i sentimenti. 


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