sabato 19 gennaio 2008

Sveva Casati Modignani "Singolare femminile"

Romanzo rosa, letteratura al femminile. Queste etichette hanno un non so che di riduttivo e nascondono una sorta di snobismo intellettuale. Non mi vergogno assolutamente a dire che preferisco questo tipo di romanzi ad altri più impegnati. Sono libri che si possono leggere tranquillamente alla sera, dopo una faticosa giornata di lavoro. Sono libri in cui si riconoscono luoghi familiari, personaggi già incontrati nella vita reale, sentimenti e vicende capitati magari alla migliore amica.

Il romanzo è ambientato a Vertova, un paesino della Val Seriana luogo di origine della famiglia Agrestis, dietro al quale ciascuno di noi può rivedere uno dei tanti paesi delle valli lombarde presenti nel proprio immaginario. E poi a Milano, opulenta e laboriosa, nel centro di Roma con le sue boutique antiquarie, in Inghilterra e sulla Riviera Ligure, dove ho riconosciuto nella descrizione della casa di vacanze della protagonista quella stessa villa sul mare affittata per anni da uno zio di mia mamma.

La protagonista della vicenda è Martina, nome oggi inflazionato, nata durante la guerra da una relazione extraconiugale e cresciuta senza padre. Martina mette al mondo tre figlie, Giuliana, Maria e Osvalda, con tre uomini diversi ma, per scelta o per destino, non ne sposa nemmeno uno. Le cresce da sola, sfidando le convenzioni e i pregiudizi nei confronti di una ragazza-madre. Questo modello di comportamento si trasmette come un'eredità anche alla terza generazione, secondo il più classico degli schemi della psicologia familiare o della tragedia classica.

Solo la prematura morte di Martina porterà alla scoperta che, senza che nessuno lo sapesse, la protagonista ha sposato il suo primo amore e metterà in moto una discussione che porterà le donne di casa Agrestis a riconoscere e rivalutare finalmente il ruolo maschile e paterno dei propri compagni.

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